La manutenzione come vantaggio competitivo - seconda parte

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manutenzione come vantaggio competitivo

 

L’obiettivo ultimo della total productive maintenance è quello di migliorare l’overall equipment effectiveness* (OEE) dell’organizzazione che inizia proprio dalla manutenzione autonoma. Analizziamola insieme.

Autonomous Maintenance  

La manutenzione autonoma (AM) è l’attività attraverso cui gli operatori, oltre a utilizzare le macchine, si occupano anche di monitorarne lo stato, ripararne le anomalie e ripristinarne le condizioni iniziali. In altre parole, gli operatori hanno una conoscenza completa delle azioni di routine da compiere così da assumere responsabilità della loro attrezzatura e dell’area che li circonda. In questo modo ogni risorsa acquisisce le competenze utili a riscontrare le anomalie e ad effettuare le attività di manutenzione e riparazione. 

tabellina

La MA oltre a richiedere la formazione degli operatori comporta anche la standardizzazione delle procedure e, spesso, alcune piccole modifiche alle macchine o impianti. 

Infatti, gli operatori svolgono attività come: 

  • Serraggio di bulloni, viti, cinghie per ripristinare le condizioni nominali e capire l’origine dell’anomalia. 
  • Ripristino delle tolleranze nominali. 
  • Attenzione alla percezione dei deboli segnali che spesso rivelano l’insorgere di anomalie. 
  • Applicazione di semplici metodi di gestione a vista delle regolazioni (cartellini, segni, colori). 
  • Verifica e risoluzione dell’origine dello sporco e dei punti di difficile pulizia. 
  • Limitare le superfici e creare ripari. 
  • Lubrificazione della macchina come prevenzione dell’usura. 

Tuttavia, è fondamentale combinare manutenzione autonoma e manutenzione specialistica. Il “passaggio” di alcune attività dai manutentori agli operatori ha un grande impatto positivo sul OEE (Overall Equipment Effectiveness) ed altri grandi benefici: 

  • Fa maturare negli operatori l’esperienza, la metodicità quotidiana, l’abilità nell’effettuare piccoli interventi. 
  • Aumenta la collaborazione tra produzione, manutenzione, progetto e impianti. 
  • Aumenta il tempo disponibile dei manutentori che possono quindi concentrarsi su attività maggiormente specializzate.   

Affinché un progetto di implementazione del AM possa avere successo è necessario prevedere:  

  • Formazione di piccoli team di TPM (in linea generale meno di 5-7 addetti). 
  • Identificazione del leader del gruppo (fisso o per singolo turno). 
  • Definizione dei temi e degli obiettivi del team (definire e rendere misurabili le attività è la base del miglioramento). 
  • Volontà, abilità e luogo per svolgere bene le riunioni del team (riunioni organizzate, brevi ed efficaci). 
  • Riunioni formative mirate, brevi, basate su un solo tema: strumenti come la OPL (one point lesson) sono molto efficaci sia in termini di standardizzazione che di formazione. 
  • Collegamento costante del team con la realtà aziendale. 
  • Periodico confronto tra i risultati ed i problemi dei vari team. 

Possiamo quindi dire che, grazie all’AM, è possibile riscontrare un minor costo del lavoro, una diminuzione delle inefficienze e un’ottimizzazione della gestione delle risorse nei reparti manutentivi. 

I benefici quindi, superano sicuramente eventuali svantaggi ed è ragionevole ritenere che questo pilastro della total productive maintenance possa diffondere all’interno dell’azienda verso una mentalità più solidale.